La natura nuoce gravemente a chi ti vuole zitto e obbediente
di Alex Vigliani
Il contagio emotivo della libertà,
dei grandi spazi, del ritorno al selvaggio.
Ben oltre le gabbie di cemento della metropoli del vizio ci sono cattedrali di rocce e boschi, cieli e praterie, spiagge incontaminate e luoghi infiniti di infinita bellezza.
Camminare in natura tiene lontani dal chiacchiericcio sterile del potere, governo di anime perdute e assuefatte.
Avvicina al semplice e allontana dal superfluo distogliendo il pensiero dalla collezione di cose a riempire armadi di futilità.
Non fatelo. Non camminate in natura se ci tenete al vostro status, non ci andate su una spiaggia nascosta o in una grotta in cui ulula il vento e filtra a malapena la luce della luna, perché certi posti come sono governati da anime, folletti e da un’energia che rende matti, incostanti e inquieti.
Succede così. Quando meno te l’aspetti, si diviene d’un tratto refrattari all’ordine delle cose umane, recalcitranti a regole e insofferenti verso la boria di certi giorni metropolitani.
L’umanità vive di abitudine e sull’abitudine si fonda la normalità di un quotidiano che non implode grazie proprio al ripetersi mnemonico di rituali ormai privi di senso e forza.
Se ci tieni a tutto questo, davvero, non ci andare in natura.
Rischi un’emorragia di abitudini.
Non perderti nel bosco, non ci andare su quella spiaggia mai domata né genuflessa al profitto dei posti assegnati. Non farlo. Perché perdendoti potresti trovare un altro te stesso, spaventarti e tornando a casa, trovandoti di colpo ribelle, rivoluzionario e insofferente rispetto al mondo degli umani.
Potrebbe accadere di non riconoscerti più nello specchio.
Un Mowgli in una giungla.
Una giungla metropolitana.