Di Alex Vigliani
Molte volte sento dire: lì ci sono già stato, su quella vetta sono già andato. Fatta! Come a sottolineare di aver inserito una “x” su un luogo.
E di solito rispondo: ma ci sei stato con una guida?
La risposta nove volte su dieci è: no, da solo o con un gruppo di amici o magari con qualcuno che si è improvvisato “guida”.
Bello, sicuramente, ma poi si scopre che non hai notato il particolare, quella cosa che NON AVEVI MAI VISTO, quell’albero, quella radura, quella grotta, quel dettaglio in un dipinto, quello scorcio, quella sensazione che non hai provato con la fretta di passare avanti senza soffermarti, compreso l’esperienza di gruppo che può essere differente ed egualmente importante se ricondotta a un diverso approccio.
Comprendo bene che nell’era della tuttologia “internettiana” si possa andare in un posto, che ne so anche ai Musei Vaticani, ed essere convinti di avere conoscenze infinite basandosi sulle nozioni di Wikipedia; che basti fare due foto sul cellulare e metterle su internet per farsi un “download” da una parte e un “upload” di conoscenza dall’altra. Che se hai PLANTNET ti senti il padrone della botanica, che se hai Wikiloc non hai bisogno di SAPER LEGGERE UNA CARTINA o di imparare a farlo anche solo come nozione, che se hai letto una recensione sai tutto. E poi ci sono i cartelli, quelli ti dicono tutto.
Tuttavia non è proprio così. Spiacente di deludervi. Non è così che van le cose. Le Guide Escursionistiche, le Guide Turistiche, gli Accompagnatori di Montagna sono figure che si formano con tanto studio, approfondimenti e un continuo aggiornamento non riferibile all’attività di svariati social che, pure, possono aiutare ma non di certo completare. Di più. Sono lavoratori, hanno partita IVA, versano contributi.
Interpreti del territorio, questa è forse la definizione giusta, che supera ogni meccanismo virtuale di apprendimento da auto diagnosi “gugoliana” (e Gogol’ non c’entra niente).
Per dirla in termini più semplici: ci sono cose che si devono sapere spiegare e comunicare.
E la bravura di una Guida è quella di saper costruire un intero racconto di immagini, visioni, sensazioni anche dinanzi al più improbabile dei sassi lasciato a terra.
Una Guida, ancora, a costo di diventare ridondante, è quella figura capace di trasformare la visita domenicale fatta 1000 volte da soli in un appuntamento fatto di conoscenza e particolarità capaci di costruire un’attrattiva unica. Perché è proprio così. In quel piccolo particolare che non avete visto su un muro, in quella piccola perla di esperienza narrativa su cui non vi siete soffermati che invece si nasconde il segreto di un luogo.
Ascoltare una guida, guardarne la mimica spesso istrionica, è un valore aggiunto a un luogo visto e rivisto, perché se con la voce si racconta, con le mani si disegna.
Si aggiunga a questo che l’intervallo di tempo in cui vi è la spiegazione è prezioso poiché si resta di più e più a lungo in uno spazio. Si ha quindi il modo di osservare meglio, di saggiare l’aria, di vivere appieno l’atmosfera e l’energia di un luogo.
Di certo le Guide sono tante e si deve saper scegliere, ma la loro presenza è quel in più che contraddistingue un’esperienza turistica e di promozione del territorio.
Sceglierne una, in sostanza, è fare del bene al territorio, perché lo stesso verrà raccontato. E poi potete sempre lamentarvi se qualcosa non va bene!
Avere il privilegio di poter seguire dei passi che aprano la porta alla conoscenza è una fortuna cui forse internet ci ha disabituati.
Scegliete una Guida, privilegiate iniziative con Guide professioniste, perché questo è il primo passo per conoscere davvero un luogo in cui poi, solo poi, si potrà tornare altre 1000 volte con la contezza e la piena coscienza di ciò che si va a vedere.
E buon primo maggio a tutti e buon primo maggio a noi!