Passi una mano sulle ginocchia.
Quella cicatrice ti riporta a qualche anno fa. Era il viale polveroso che portava a casa tua e hai battuto quel punto così forte che ancora al pensiero senti il male che ti si infila dentro.
Poi ti sei rialzato, sei andato oltre e hai attraversato sentieri con l’avida voglia di chi il mondo vuole scoprire.
E sei caduto mille volte e mille volte ancora ti sei rialzato.
Oggi ti appresti a nuovi cammini ed è l’emozione della prima volta che vai cercando per dare un senso a tutto.
Ma hai risposte in una tasca bucata e sicurezze usate e abusate che ormai non valgono più.
E allora? E allora c’è ancora un unico punto fermo, un’ultima possibilità: quello specchio in cui puoi ancora fissarti e trovare gli occhi di quel bambino che aveva male dopo una caduta, che zoppicava con le guance rigate dal pianto, ma la cui voglia di vedere il mondo – e poco importa che fosse la strada dietro casa – era più forte di ogni dolore.
Non fermarti, cercati ancora e ritrova te stesso: ancora una volta nell’infinito camminare.