Dire “Grazie” aiuta a vivere meglio
di Alex Vigliani
Grazie! Parola antica e mai abusata.
Fateci caso a quelle persone che dicono spesso “Grazie”.
Hanno tutte un sorriso sul viso.
Dire “grazie” aiuta a vivere bene.
La gratitudine è una predisposizione mentale che mette da parte l’ego, che limita l’individualismo, che mette in pausa “Io” per il più ampio respiro del “noi”.
Dire grazie migliora l’umore, amplia i confini del viso fino a renderlo quel paesaggio meraviglioso che noi comunemente chiamiamo “sorriso”.
Dire “Grazie” predispone al dialogo, apre all’altro.
Ringraziare presuppone un merito “compartito”.
Grazie in italiano, come in spagnolo e così anche in francese, ce lo dice il greco antico, vuol dire “chàris” e significa che stai bene, che sei contento.
Per questo poi ti abitui a sorridere.
In giapponese ce ne sono 21 di declinazioni per ringraziare, a sottolineare la complessità del linguaggio nipponico e l’importanza delle parole e dei gesti.
In Portogallo invece con “obrigado” come anche in russo “blagodarju vas” si sottolinea il vincolo morale a ricambiare.
In Germania, così come anche in Inghilterra e in Olanda, il “grazie” deriva dall’arcaico Thanc che significa “pensiero”.
E allora si può e si deve essere grati. Di un giorno vissuto, di un sorriso incrociato, di un libro consigliato, di un’emozione condivisa, di una storia raccontata e ascoltata che ci ha fatto stare in silenzio senza parlare; l’ascolto è un altro modo di dire grazie.
Dire “Grazie” è la semplicità delle cose che fan stare bene.
In Italiano, in giapponese, in tutte le lingue del mondo.
Difficile da non dire, eppure nella società metropolizzante di chi viaggia per un fine ultimo e non con l’etica del viandante non è così scontato.
Dire “grazie” è presupporre che ci sia un altro, un prossimo, qualcuno cui sorridere.
E questo è già tutto.
Grazie allora anche a te per aver letto fin qui!